Due giorni e la mia bici
Racconto di un'avventura in gravel di Franca Berbenni
Ho preso due giorni della mia vita, ho grattato via lavoro, impegni, responsabilità.
Ho preso due giorni, li ho tolti completamente dai binari della quotidianità, li ho messi sopra una bici e li ho portati in un viaggio solitario nel profondo sud.
Il profondo sud per me è il Po e proprio fino a lì sono arrivata.
Poi ho seguito l’Adda su su fino a Cassano (d’Adda) e infine mi sono fatta accompagnare dalla Muzza fino a casa.
Questi due giorni li ho agitati tantissimo, perché gran parte del percorso era su sterrati, prati, ghiaie, sabbie, fango.
Ho attraversato strade, ponti, campi, fiumi, canali, foreste.
Ho agitato i due giorni insieme a ogni centimetro del mio corpo, in particolare polsi, cervello e pavimento pelvico che non mi perdoneranno tanto facilmente.
Perché? Non lo so nemmeno io molto bene.
È successo che un gruppo di mattacchioni del gruppo Passione gravel – strade basse lodigiane ha creato questo percorso da 270 km e ha detto: “ecco qui, provateci, quando volete, tempo massimo 3 giorni”.
L’ing. l’ha fatto in un giorno, settimana scorsa. Poi mi ha detto: “Ma’, secondo me in 2 giorni è alla tua portata”.
Il consorte, invece di lamentarsi o di scoraggiarmi come ci si aspetterebbe da un consorte medio, ha detto: “Ok, io ti porto il cambio e l’occorrente per la sera a fine prima tappa”.
Insomma, sono circondata da folli seguaci del perchéno.