Da tapascione ad atleta. Per un’ora.
24x1ora - Zelo Foramagno
Premessa
A turno i gruppi podistici, che di solito organizzano tapasciate per i campi su varie distanze, prendono possesso delle piste di atletica per 24 ore e sfidano gli altri gruppi podistici, invitandoli a creare delle squadre di 24 persone con l’obiettivo di stabilire chi riesce a percorrere più metri in 24 ore, correndo su pista di 400 metri.
Avevo partecipato un paio d’anni fa ad una 24x1ora organizzata dal Gruppo Amatori Podismo Saronno e la formula mi era piaciuta, nonostante la pioggia, perchè era la mia prima volta in pista.
Sapevo che il Gruppo Podistico Zeloforamagno, con cui sono tesserato tramite la convenzione con la SGM Triathlon, organizza ogni anno una 24x1ora, ma la novità di quest’anno è che la SGM Triathlon ha deciso di fare una squadra di soli triatleti e così mi sono trovato iscritto per il turno della domenica, dalle 9 alle 10.
Franco, promotore dell’iniziativa e si occupa dell’organizzazione, crea il classico gruppo whatsapp per definire dettagli e orari di ciascun partecipante, la gara avrà inizio alle 11 di sabato 13 maggio.
Io ne approfitto del pomeriggio libero per uscire in bici dopo pranzo con Zuff e Walterino, muniti entrambi di bici da crono e con la voglia di far sgaloppare le due Canyon.
Io invece non ho ancora smaltito la fatica del mio mezzo ironman al Challenge Rimini e fatico a tenere il loro passo, soprattutto dopo 70 chilometri: alla fine vengono fuori quasi 100 km con una media di 31 km/h. Soddisfatto, ma stremato, scendo dalla bici e controllo il telefono: 75 messaggi! Il gruppo whatsapp ha preso la sua deriva ed è diventato la telecronaca della gara, con decine di foto più o meno tutte uguali dei compagni che si alternano in pista.
24x1ora, la gara
La sveglia è comodamente puntata per le 7:00, ma mi sveglio prima come spesso succede quando ho un impegno. Controllo il telefono, non mi stupisce l’orario (6:55), ma il numero di notifiche Whatsapp. “Ah già sarà il resoconto della gara delle ore notturne”
Ora però le foto sono diverse dalle precedenti: tutte sotto-esposte, mosse o sfocate.
Faccio colazione con il mio porridge alla banana, indosso il mio body sociale da triathlon (che si sappia che siamo triatleti!) e raggiungo in macchina il centro sportivo di Zelo. Come apro la portiera una musica incalzante mi investe e mi indica la strada verso la pista di atletica dove sta correndo Mino, che ha il turno dalle 8 alle 9. Allo stand dello Zelo mi forniscono la cavigliera con il chip, il pettorale della squadra n°40 e le spille da balia per attaccarlo alla maglietta. Ma io sono un triatleta, non uso le spillette, non buco il mio body: nel mio zaino ho ancora la fascia porta-pettorale che c’era nel pacco gara del Challenge Rimini.
A bordo pista mi accolgono Franco, il Morsi, Otto, Ernesto e Gabriella; tra una pacca sulle spalle e qualche consiglio è bene che mi riscaldi un po’: un giro di pista dovrebbe bastare, con tutti quelli che mi toccherà fare tra poco!
Allo scoccare dell’ora Mino è ad ¼ di pista, quindi deve terminare il giro prima di darmi il cambio alla postazione 40 dopo la linea di partenza e passa un altro minuto. Ci battiamo la mano, come nel wrestling, e parto per il primo giro. Ho tolto l’autolap sul mio Garmin Forerunner 910 XT con l’idea di premere il tasto “lap” ad ogni passaggio sotto il gonfiabile della partenza in corrispondenza dei sensori di passaggio collegati ai chip dei partecipanti: primo giro 1’36”. Forse sono partito un po’ troppo forte, non posso tenere la media dei 4 minuti al chilometro, rallento un filo. Le gambe girano bene, ad ogni pressione del tasto lap l’orologio mi dice 1’45” e la frequenza cardiaca è stabile intorno a 150 bpm. In pista ci sono una cinquantina di persone, ne sorpasso tante, meno di quante sorpassino me e questo continuo rincorrersi non fa pensare alla monotonia del percorso.
Dopo 5 chilometri, fatti in poco più di 21 minuti, comincio a sentire il caldo e la fatica di un ritmo che non è il mio, devo tener duro, ma la velocità cala un filo: ogni lap ora dura circa 1’48”. Su un paio di punti della pista ci sono dei volontari con dei secchi d’acqua che offrono spugne bagnate, così li uso come aggancio mentale per non pensare alla fatica: prendo al volo una spugna, mi bagno testa, spalle, schiena e cosce mentre percorro mezzo giro di pista dove butto la spugna ai piedi di un altro volontario e me ne faccio dare un’altra. E così via per altro mezzo giro.
Dopo mezz’ora mi concedo un gel energetico con la speranza che mi consenta di mantenere questa velocità per il resto della prova. Considerando che la frequenza cardiaca ora è salita intorno ai 155 bmp e rischio di entrare in disidratazione, mi faccio passare una bottiglietta d’acqua dai miei compagni a bordo pista, che mi incitano costantemente, ad ogni giro: devo ammettere che è un bello stimolo.
E intanto sono passati 45 minuti e poco più di 10 chilometri.. “dai che tra 15 minuti è finita!”.
Il mio ritmo cala ancora di qualche secondo: ora giro a 1’50”.
Nel frattempo è arrivato anche Zuff che ha il turno dopo il mio: gli darei il cambio subito, se potessi. Sono in quella fase dove tutto il corpo ti dice di mollare e la testa è combattuta sul da farsi: rallentare e tornare nella comfort zone o stringere i denti e continuare imperterrito?
“Ok, non si molla un cazzo!”
Dai, 10 minuti.
Dai, 5 minuti.
Dai, ultimo giro.
Provo ad accelerare sugli ultimi 150 metri di pista, come se fosse l’arrivo di una staffetta olimpica. Taglio il traguardo e raggiungo la postazione 40 dove mi aspetta Zuff per darci il cinque e sancire il cambio. Stoppo il 910 XT: 59 minuti, 13,8 km, ritmo medio 4’17”.
Prologo
Prendo fiato, mentre i miei compagni di squadra presenti mi circondano per i complimenti di rito e i commenti a caldo: “dai che siamo al decimo posto!”. Vorrei abbracciarli, ma mi rendo conto di essere completamente bagnato, non tanto per il sudore ma per i mille spugnaggi che mi sono fatto; mi accorgo solo ora che persino le scarpe e le calze sono zuppe.. ecco il problema di esagerare con l’acqua, me l’avevano detto.
Ho fatto 33 giri di pista. Facendo due conti corrispondono a 13,2 Km: il gps non è stato tanto preciso, quindi non sono stato tanto veloce come credevo mentre stavo correndo. Tradotto: si può migliorare.
L’anno prossimo ci riproviamo e non ci accontenteremo del decimo posto, vero ragazzi?