Raggiungo un paio di runner più lenti che procedono affiancati e pian piano li sorpasso; appena gli sono avanti uno mi urla:
“È più duro l’Ironman o il Passatore?”
Deve aver visto la M col pallino tatuata sul mio polpaccio:
“Te lo dico all’arrivo!”
Sogni
Ad un certo punto compare una locanda, anticipata dal cartello “salsiccia, piada e birra”: che voglia di fermarmi!
Sulla porta compare una bellissima ragazza che mi consegna una palla rosa ricoperta di zucchero.
Sarà un sogno o è tutto vero?
“Tieni, un dolcino pesca!”
“Grazie! Che bello! Me le faceva mia mamma!” le dico mentre rallento e cammino per mangiare.
“Sì, ma non ti fermare: corri!”
Sarà lo zucchero, la crema pasticcera o la frase imperativa, non lo so, ma le gambe ora girano meglio e anche lo spirito è rinfrancato, nonostante i numeri che ora compaiono sull’asfalto sono più bassi di quelli che mi riporta il Garmin.
Come 85° Km? Il mio orologio ne segna quasi due in più.
Come 90° Km? Io ne ho fatti 92!
Messaggi
Continuo ad aumentare il ritmo con la consapevolezza che manca sempre meno al traguardo, galvanizzato dalla soddisfazione di riuscire a superare ancora tanti concorrenti, la maggior parte affiancati da uno o più compagni in bicicletta.
Io non ho lo stesso loro supporto dal vivo, ma accanto a me ho sentito per tutto il tempo la presenza dei miei amici, grazie ai loro messaggi che mi comparivano sull’orologio: Mao con “DAJE ROCCIA”, Edo con “Vai vai eroe!”, Camoz con “Forza campione!!”, Mela con “Sei un missile” e tutti i miei compagni della SGM Triathlon che mi hanno incitato prima della partenza.
Corro anche per tutti loro.
Lacrime
Finalmente entro a Faenza e quando passo accanto al cartello “ultimo chilometro” guardo il tempo sul Garmin: 11 ore e 25 minuti. A questo punto devo dare il tutto per tutto e riuscire a centrare l’obiettivo.
Correre a 12 km/h dopo quasi 100 chilometri è un’esperienza mistica, ma le gambe reggono.
Dopo 400 metri si para davanti una decina di ciclisti festosi in riga che occupano tutta la carreggiata per accompagnare il loro amico al traguardo: non voglio farmi rovinare l’arrivo standogli dietro, perciò accelero ancora, chiedo spazio, li sfilo via e finalmente imbocco la strada transennata verso la finish line.
Ai lati, oltre le transenne, due ali di spettatori accolgono con gli applausi i partecipanti che da ormai qualche ora arrivano alla spicciolata: stanno aspettando che passi un loro amico o parente in gara.
Tra loro non c’è nessuno per me, ma mi godo comunque l’emozione degli ultimi metri al punto che mi salgono lacrime e singhiozzi per aver portato a termine questa impresa, mentre sul tabellone sopra la finish line che sto per tagliare primeggia il tempo 11:30:30.
Ce l’ho fatta.