Le emozioni di una gara di trail running

Le emozioni di una gara di trail running

Piccolo resoconto della mia UTLAC 30 2022

Mi sono sorpreso…

quando sbucando dal bosco mi sono trovato alla Madonna del Ghisallo, che avevo fatto solo in bici arrivando dalla strada principale.

Mi sono emozionato…

quando mi sono trovato a correre per le stradine di Osigo, il paesino dove ho trascorso tante estati con i miei nonni quando ero piccolo: “in montagna non si corre!” mi dicevano sempre. Chissà cosa stanno pensando ora che mi vedono dall’alto.

Mi sono demoralizzato…

quando è sopraggiunta una crisi dopo il secondo ristoro al 18°km: 4 chilometri di salita incessante con 800 metri di dislivello e una temperatura di quasi 30° per arrivare sotto il corno di Canzo.
Arriva sempre il momento che mi fa pensare “ma chi c@##0 me lo fa fare?!” mentre sputo sangue a passo lento e vengo superato da concorrenti più agili e veloci. Ma una sosta e un panino fanno miracoli.

Mi sono galvanizzato…

quando sono arrivato in cima: la vetta ti accoglie, si complimenta per averla raggiunta e infine ti premia con la sua discesa!

Mi sono divertito…

in discesa, che però era più lunga e difficile della salita: se è vero che le gambe van da sole, i quadricipiti cominciano a bruciare dal troppo peso che devono sopportare ad ogni passo, salto e balzo. E le caviglie fanno un lavoro immane per cercare stabilità su un terreno sempre sconnesso e impervio, evitando di cedere e farti capitolare con rovinose conseguenze.

Mi sono depresso…

quando, da solo in discesa tra il silenzio dei boschi pensavo di star correndo bene, e invece è sopraggiunta una trail runner, probabilmente cresciuta in montagna, che agile e leggera è zampettata via in punta di piedi come uno stambecco, lasciandomi solo con i miei pensieri e la sua polvere.

Mi sono ripreso…

quando, “uscendo” dalla montagna sono tornato un po’ alla volta alla civiltà: un pratone con famiglie che fanno picnic, casette che si accalcano sempre più dove i profumi delle grigliate domenicali invitano a fermarsi e infine i paesi che scendono verso il lungo lago e ti accolgono con strade di asfalto rovente. Ed è qui, senza il rischio di inciampare, che ho lasciato roteare le gambe, con passi frequenti e veloci.

Mi sono inorgoglito…

quando ho ripreso la ragazza che mi aveva superato prima: fuori dal suo ambiente silvestre arrancava e sbuffava, mentre io che nasco bitumaro e padano, mi trovo a mio agio nel mio elemento… asfalto e pianura. “Bye bye stambecco, ci si vede all’arrivo

Mi sono esaltato…

quando, nonostante il caldo, la fatica e la crisi, ho tagliato il traguardo della UTLAC 30 in 4 ore e 45 minuti.