Il “viaggio” e i pensieri di un ultra trailer

Il “viaggio” e i pensieri di un ultra trailer

UtraK Trail 70 Km. Cosa insegnano 14 ore di gara.

Sabato 4 giugno 2022 ho partecipato alla UltraK Trail, una gara di trail running di 70 km con 4.750 metri di dislivello nell’Appennino Tosco-Emiliano.
Non avevo mai corso per così tanti chilometri, con così tanto dislivello e per così tanto tempo.
Quasi 14 ore. La batteria del Garmin non ce l’ha fatta, io sì.
È stato praticamente un “viaggio”, su e giù per i monti e all’interno dei miei pensieri, che da una parte ha messo a dura prova muscoli e spirito, dall’altra, però, alla fine li ha rafforzati.

Alcune persone mi hanno chiesto
Chi te lo fa fare?
Ma hai delle colpe da espiare?
C’è bisogno di correre così tanto?
Da cosa stai scappando?
Non so rispondere a queste domande, ma voglio provare a raccontare cosa ho capito da questa esperienza di ultra trail, trascrivendo alcuni pensieri emersi durante il “viaggio”.

Parole e pensieri

Obiettivo

Mi serve sempre un obiettivo. Sfidante e lontano. Così posso mettermi alla prova e dare un senso agli allenamenti e ai sacrifici.

Timore

Non mi sento mai abbastanza preparato e all’altezza quando sono sulla linea di partenza. È una specie di timore reverenziale verso la sfida.

Energia

Il corpo è in grado di attingere ad energie che non sapevo nemmeno di avere, praticamente infinite. I nutrizionisti lo chiamano grasso.

Soddisfazione

Le salite, per quanto lunghe e faticose, una volta giunti in cima riservano sempre un piacere e una soddisfazione maggiori della sofferenza.

Bellezza

Il panorama in vetta ripaga di tutti gli sforzi, soprattutto se il sentiero corre lungo una cresta relativamente in piano e corribile: il cielo sembra più grande e la montagna più imponente.

Divertimento

Le discese sono più difficili delle salite: è più probabile cadere e farsi male, i muscoli bruciano e le articolazioni scricchiolano. Ma in discesa ci si diverte.

Sorriso

Ho sorriso ad ogni persona incontrata: dai volontari (che ho anche ringraziato) agli escursionisti che ho incrociato, dagli animali liberi nei prati agli spettatori all’arrivo. Ma in particolare ho sorriso ai fotografi perché la fatica passa, ma le foto restano.

Crisi

Le crisi arrivano. Grazie a questa consapevolezza si possono affrontare e superare. E sempre grazie a questa consapevolezza a volte non arrivano proprio.

Lamento

In 14 ore ho sofferto. Il caldo, il freddo, la sete, la fame, il vento, i crampi, le irritazioni, il sudore negli occhi. Grazie a questo si è alzata la mia “soglia del lamento” e ho capito che non ha senso lamentarsi dei disagi quotidiani.

Responsabilità

Quel che faccio viene visto e giudicato: dare un buon esempio è una responsabilità che sento profondamente.

Solitudine

Ho corso per le ultime 4 ore da solo, immerso nella natura e nella fatica, ma nei miei pensieri sono venuti a trovarmi tante persone che conosco e a ciascuno ho dedicato un pezzo del percorso.

Onore

Poter correre liberamente è un “lusso”: mi sono ripromesso di onorare sempre la corsa e ringraziare per potermelo permettere.

Sfida

Terminata un’impresa mi serve un nuovo obiettivo, una nuova sfida, sempre con me stesso. “L’asticella si può sempre alzare”. Anche se so che così, però, non si finirà mai.

Passione

La mia vita è sempre stata mossa dalle passioni. E Jovanotti che canta “La bella vita… con la passione che rende amica la sofferenza” ha riassunto il perfetto significato di quello che faccio.

Alcuni dati a chiusura (classifica Ultra K 70)

115 partecipanti. Abbiamo tagliato il traguardo in 70.

Sono arrivato 34° assoluto, 30° uomo in 13:53:47

Ho bevuto circa 4 litri di liquidi tra acqua, sali e coca. Più un altro litro e mezzo dopo l’arrivo.

Per la prima volta non ho avuto male ai muscoli delle gambe la settimana dopo la gara.