Sembra impossibile: il mio primo Ironman
Ironman Cervia 2018 - Esordio sulla lunga distanza di Fabio Cortinovis
Ho preparato questa gara in modo diverso, questa volta. Essendo il secondo Ironman, avevo molta più consapevolezza di cosa sarei andato a fronteggiare. Non ho avuto il terrore della “prima volta”: conoscevo già i miei punti deboli e mi sono impegnato tutta l’estate per migliorare proprio quelli e farmi un piano specifico da seguire anche il giorno della gara.
La preparazione però è cominciata moooolto prima…
Mi sono preparato tanto per fare una maratona. Ero iscritto a quella di Milano, ma ho avuto problemi al ginocchio quel weekend e l’ho saltata. Così ho rimandato di qualche settimana: quando mi sono sentito pronto sono uscito di casa e ho corso 42.195 metri, tipo Forrest Gump.
Poi mi sono allenato altrettanto forte per fare l’Ironman 70.3 a Mallorca, che ho chiuso in 5h21m (quasi 10 minuti in meno rispetto anno precedente.
Tutto questo lavoro mi ha portato a essere in ottima forma quando ho cominciato a caricare le settimane di allenamenti per questo appuntamento finale, la vera gara obiettivo del 2019: l’Ironman Emilia Romagna.
Devo dire che sono stato molto fortunato perché ha girato tutto in modo perfetto: un’estate intera di allenamento e tantissimi moltissimi amici e compagni di squadra che si sono aggregati a me negli allenamenti in bici, senza mai lasciarmi solo. Per la corsa invece avevo Laura, che è stata al mio fianco con la sua graziella durante le interminabili sessioni di corsa! È da sposare quella donna 🙂
Pum pum…
Pum pum…
Pum pum…
In loop il suono del battito del cuore, tutto intorno silenzio.
Pum pum…
Pum pum…..
BANG! Partiti: il mio secondo Ironman è al via.
Mi metto in fila e aspetto il mio turno per il rolling start, nel frattempo la musica a palla mi distrae per gli ultimi istanti e allevia la tensione che ha cominciato a farsi strada già da ieri, quando ho lasciato la bici in zona cambio. Anche se sono questa volta un po’ più esperto è comunque una tensione palpabile.
Entro in acqua e corro forte fino a che l’acqua è bassissima, cammino un po’ quando si alza e poi dentro. Nemmeno il tempo di rendersene conto e la mia gara è ufficialmente cominciata: tutta la tensione accumulata svanisce e adesso ho in testa una sola cosa:
Voglio fare il meglio che posso! Non mi basta più arrivare soltanto alla fine, voglio farlo come si deve questa volta.
Nuoto bene, anche se il mare è totalmente marrone a causa delle onde grosse dei giorni precedenti. Prima boa, giro e proseguo. Supero uno, due, tre.. dieci atleti! E poi ancora e ancora. E dentro di me penso: “se sono tutti della mia fascia di tempo prevista e li supero così, allora sto andando alla grande!”
Continuo a nuotare e mi sento proprio bene. Passo la seconda boa e la terza, visto che sono ravvicinate, quindi mi metto in direzione dell’ultima boa, ma dov’è? Alzo lo sguardo e nemmeno la vedo: “cazzo è lontanissima! Dai, andiamo una bracciata alla volta.”
Punto le boe intermedie e proseguo; ormai nuoto da quasi mezz’ora e la gente intorno si è diradata: non posso nemmeno prendere qualcuno vicino come riferimento perché sott’acqua non si vede assolutamente nulla. Affondo la bracciata e con la mano aggancio qualcosa di molle… “Bleah! Una medusa, maledetta!” Comincia a bruciarmi il collo: ovvio che sia così, essendo l’unica parte del corpo esposta e fuori dalla muta, la medusa mi va a strisciare proprio lì. Rallento e nuoto qualche bracciata con un braccio solo mentre mi controllo il collo. Attimo di panico: “Brucia! Cosa faccio? Cosa faccio ora?”
Sono in mezzo al mare, ci tengo troppo e di mollare non se ne parla nemmeno. Riprendo a nuotare con il collo che brucia da matti, ma non posso fare altro. Sento che non ho lo stesso ritmo di prima, ma vedo che ogni tanto qualcuno lo supero, quindi non vado così male. Comincio ad abituarmi al bruciore e cerco di non pensarci: un pochino funziona.
Ultima boa: giro e spingo a tutta con le onde a favore verso la spiaggia. Evvai! Sono fuori, un’occhiata al Garmin: 1h 05 min. Un minuto in più dell’altra volta: “Mannaggia, cominciamo bene“.
Corro in zona cambio e raggiungo le mie sacche mentre sento altri triatleti che dicono “jellyfish” e capisco che non sono l’unica vittima.
Fortunatamente il mio numero di pettorale è all’inizio della rastrelliera, quindi trovo tutto subito e in pochissimo sono asciutto senza muta e con il casco in testa. “Dai, Dai ora arriva il bello!”
Corro verso la bici che è alla fine della zona cambio, vicino all’uscita: quando mancano 50 metri alla mia postazione sento un boato di gente “MAGOOOO” sono “loro”! Laura, i miei genitori e tutti i miei amici della SGM Triathlon che sono lì a fare il tifo per me: sono tantissimi e urlano come se fossero in curva allo stadio.
Sono avvolto dall’emozione al punto che non vedo la mia bici e passo oltre, ma per fortuna me ne accorgo subito. Torno indietro al volo, eccola. Le chiedo scusa per non averla riconosciuta, la sgancio dalla rastrelliera e via!
Pochi metri di corsa e dopo la mountline salto in sella, infilo i piedi nelle scarpe che avevo lasciato attaccate ai pedali e sto già volando verso le saline. Il bruciore sul collo si è ridotto e non mi da più fastidio, meno male.
Appena esco da Cervia mi accoglie un vento laterale fastidiosissimo, ma sono fresco e gasato e quindi pedalo a 37 km/h.
Quando sono in superstrada guardo il Garmin: 41.5 kmh e battiti a 159.
“Mago, che cazzo combini? Mettiti regolare e vai tranquillo, che la gara è ancora molto lunga!”.
Ascolto la voce della mia coscienza e rallento un pelo per rimettermi in bolla mentre mi proteggo dal vento pedalando ridossato al guardrail. Mi sento proprio bene in bici: mi sono allenato tantissimo, seguo battiti e cadenza e mi compiaccio nel mio ottimo ritmo. A parte i primi km un po’ affollati, rimango praticamente da solo fino alla salita del Bertinoro: sono solo 2 km, ma con dei pezzi impegnativi.
Passo la salita con il mio ritmo scarso, che non mi definisce proprio uno scalatore, e un attimo dopo sono giù a rotta di collo per la discesa!
Proseguo e vedo che passo i 100 km in 3 ore esatte… che figata!!
Sto volando (per i miei soliti ritmi), ma va bene così perché so già che nel secondo giro il vento sarà più forte e andrò più piano. Ed è proprio quello che succede: il secondo giro ha una media un po’ più bassa.
Sono allenatissimo anche a mangiare mentre pedalo e a bere a intervalli regolari: sembro un robot che esegue dei comandi impostati! Affronto la salita del Bertinoro per la seconda volta, sempre con il mio ritmo da vecchietto in graziella, poi discesona a tutta e via verso Cervia.
Sento che sto ancora bene e pertanto non mi risparmio: faccio l’ultima sgasata di nuovo fra le saline questa volta con il vento in faccia e chiaramente un po’ più lento, ma ce la metto tutta.
Entro in zona cambio, mollo la bici e la ringrazio della scannellata goduriosa che mi ha lasciato fare e sento Stefano da fuori che mi incita: “Grandissimo!!” (lui non lo sa ancora, ma il giorno dopo farà una gara indemoniata!). Stacco il Garmin e me lo porto nella sacca cosi già che ci sono butto un occhio veloce: 5h 32 min… che bomba!! Bene bene!
Arrivo alla mia sacca, mollo tutto, indosso le scarpe, inforco cappellino e occhiali e sono pronto: manca “solo” la maratona.
Esco dalla zona cambio e i primissimi passi sono soffici come su dei cuscini: le scarpe da corsa dopo mezza giornata con ai piedi quelle da bici fanno questo effetto fighissimo.
Vedo il Morsi, i due Max e Marietto che mi urlano: mi gonfio di emozione, gli batto il 5 e corro con un ottimo ritmo.
Poche centinaia di metri e incontro Pado, Fabio, Signo e tutta la combriccola: mi incitano talmente tanto che quasi finiscono sul percorso. Ho i brividi! Sono gasatissimo, ma manca ancora qualcuno: lei… Eccola!! Vedo Laura e tutti gli altri compagni di squadra rimasti che e mi incitano a squarciagola. Ora sì che ho fatto il pieno! E meno male che ho gli occhiali e non si vede la lacrimuccia…
Sono talmente carico che mi sento in fiamme e vado! 4 giri da fare: mi impongo di tenere un ritmo lento, ma non troppo, per farmi un po’ di scorta di tempo quando arriverà il momento dove sarò finito perché immagino la situazione e so cosa mi aspetta, come al primo Ironman.
Finisco il primo giro, passo di nuovo davanti a tutti ed è come avere un’iniezione di adrenalina! Che figata pazzesca!
Sto girando bene, non mi voglio scomporre perché è ancora presto e procedo tenendo sempre il mio ritmo: ai ristori cammino, mi metto una spugna con acqua gelata sul collo che ogni tanto mi ricorda il bacetto di quella stronzetta molliccia.
Il secondo giro è quasi fatto e mi stupisco di come riesca a essere così regolare e di come riesca a ripartire così bene, ma continuo a essere scettico: sono solo a metà.
Nel frattempo ripasso di nuovo davanti a tutti e sono ancora davvero tutti lì, come al primo minuto! Una bolgia! Ogni volta che li incrocio mi danno una carica pazzesca, che mi fa venire la pelle d’oca.
Mi fermo un istante. Bacio Laura e riparto. Penso a lei, che è in piedi dalle 5 ed è più tesa di me. Con questa carica e questi pensieri affronto il terzo giro. Il passo rimane buono, ma ai ristori comincio a fermarmi qualche secondo di più: faccio le cose con calma, ma non mi perdo d’animo.
Via, braccialetto blu preso e finisco il giro: km 30. Siamo al momento decisivo: una giornata intera per arrivare proprio qua. O mi pianto o faccio il colpaccio!
Passo di nuovo sotto la “curva sud” e mi si affianca il Signo urlando:
Dai Mago! Se vai così sei sotto le 11 ore! Dai Dai Dai!!!”
No, non ci credo: da un’ora sto cercando di fare i conti nella testa e in previsione, nel migliore dei casi, sono comunque sopra. Vabbè, lo dice per incitarmi, ci sta…
Dopo poco vedo Luca che mi dice che sono un po’ rigido e di sciogliere le braccia; lui corre da una vita, se me lo dice meglio sciogliere, perché ha ragione lui di sicuro: lo faccio e in un attimo mi accorgo che sto molto meglio! Mi stavo chiudendo e non correvo bene.
Ora ho ripreso a correre come si deve. Dai, dai, dai! Questa cosa mi da la carica e ancor di più quando vedo Laura che mi incita a squarciagola e mi dice “Ti aspetto al traguardo!”
È come se mi avesse attaccato un power bank, come per il cellulare!
Mancano poco più di 10 km e, a differenza di due anni fa, sta volta non voglio mollare un centimetro per nessun motivo! L’ultimo giro faccio i ristori più velocemente che posso e con quel poco che mi è rimasto tiro dritto. Mi sento ancora come un robot che esegue il comando, anche se so che mi è rimasta solo la testa a tenermi saldo. Ultimo giro, ultimo braccialetto: ora ho diritto ad andare verso il traguardo!
Passo per l’ultima volta dove c’era Laura, ma non la vedo: lì sono rimasti in pochi: vedo solo Walter e Luca che mi dicono:
“Tranquillo, sotto le 11 oreeeee!”
“Ma vaaaaa…” continuo a correre, non ci credo, non può essere. Mi si gonfiano gli occhi di lacrime. Mi prendono in giro. A quel punto manca solo un chilometro e mezzo: spengo il cervello e vado a tutta con quello che è rimasto…. sta volta è ALL IN!
Alla rotonda posso finalmente imboccare l’uscita verso la passerella che porta al traguardo. Non ci credo: vedo di nuovo Max, Marietto e Luca che mi gasano per lo sprint finale.
La musica è sempre più forte mentre mi avvicino alla finish line, fino a diventare assordante.
300 metri…
200 metri…
Vedo Simone sulla sinistra che si allunga per darmi il 5 e urla qualcosa, ma sono sopraffatto da 10.000 sensazioni e non capisco più una mazza. Altri 10 passi e una torcida da stadio esplode sugli spalti a 150 metri dall’arrivo!!
Sono tutti gli amici che mi incitano. Cerco Laura, ma non la vedo: c’e’ talmente tanta gente e casino che non la riconosco, ma forse è colpa degli occhi lucidi.
100 metri…
Ci sono: ecco la finish line! Mentre passo sotto l’arco sento dalle casse “Marco, you are an Ironman” ed esplodo con un urlo cavernicolo che mi sentono anche a Cesenatico… delirio!
I AM AN IRONMAN…. ANCORA!
Maratona in 4 ore non ci avrei mai scommesso, pazzesco.
Mi sdraio a terra e subito arriva una dello staff a sincerarsi che non sia svenuto: non sono svenuto… sto piangendo e ridendo assieme!
Con lo sguardo al cielo capisco che c’è ancora luce e mi rendo conto che sono andato bene. “Avrò chiuso in 11h10m” penso “o giù di lì, dai, è un ottimo tempo“.
Mi sento davvero soddisfatto e mi premio con una birra, che mi scolo in un decimo di secondo: buonissima!
Esco dal padiglione, tronfio con la medaglia al collo, alla ricerca di tutti: eccoli!
Abbraccio subito Laura, in lacrime. Sono come drogato, non capisco cosa mi succeda intorno.
Chiedo per capire: “ma, alla fine, quanto ho fatto?”
Gianfranco mi urla “D I E C I – E – C I N Q U A N T A !”
“COOOOOOOSAAAAAA????? Veramente? Sotto le 11? Allora era vero quello che mi dicevano!”
Non era solo per incitarmi, roba da matti! Ora sì che mi sento davvero IRONMAN!
Non ci credo ancora! Non finirò mai di essere grato a tutti quanti per la carica che mi avete dato.
Amici miei sono in debito con voi!