35.000 runner invadono Milano

35.000 runner invadono Milano

DeeJay Ten - Milano

Premessa

Ho sempre sentito parlare della DeeJay Ten, ma l’ho sempre snobbata, considerandola, più che una gara podistica, un raduno per runner principianti che attraversano le città poco più che camminando, chiacchierando e ascoltando la musica.
Quest’anno ho partecipato al triathlon sprint Tri Like A DeeJay all’idroscalo di Milano e sono rimasto sorpreso dell’organizzazione perfetta, nonostante fosse la prima edizione: non solo la gara è stata gestita in modo ineccepibile, ma il contorno, con il palco da cui i deejay mettevano la musica e commentavano i diversi momenti dell’evento mi ha fatto sentire parte di un movimento che la trasmissione radio stava amplificando.
A settembre il mio amico Simone, con cui sto preparando la maratona di Verona, mi ha detto di essersi iscritto alla DeeJay Ten e mi ha proposto di partecipare:
“Dai, guarda che è divertente! C’è anche la musica su tutto il percorso”
“Ma sì, dai!”
E ho pensato: è tanto che non faccio una gara sui 10km, potrebbe essere un buon modo per testare la distanza e definire il ritmo gara da usare per la preparazione alla Maratona.

Ad una settimana dall’evento mi arriva la mail che notifica l’avvenuta iscrizione e fornisce il numero di pettorale: 20645. “Eh?! Ci saranno più di 20 mila persone?”
Vado sul sito http://deejayten.deejay.it/milano/ e la scritta “SOLD OUT” campeggia sull’homepage insieme al numero 35.000.
Mi chiedo come si possa correre con attorno così tante persone e scopro che ci saranno tre wave: ho appena finito di leggere il libro Parli sempre di Corsa dove Linus racconta le sue esperienze alla Maratona di New York e spiega che per agevolare la partenza dei 40mila partecipanti vengono fatte partenze scaglionate, chiamate in gergo “waves”.
Simone mi comunica di voler stare nella prima wave che parte alle 10.00 e pertanto bisogna arrivare in Duomo prima delle 9.00 per assicurarsi l’accesso.

Dettagli Gara
Tempo totale
00:45:30
Pettorale
20645
Posizione
584

Ritiro pettorale DeeJay ten

Un’altra e-mail dell’organizzazione mi informa che il ritiro dei pettorali può essere effettuato già dal venerdì, in Piazza del Cannone, ovvero alle spalle del Castello Sforzesco, nel centro del Parco Sempione.
Sulla pagina Facebook di RunLovers leggo che l’appuntamento con Big è per sabato pomeriggio tra le 16.30 e le 18.30. Decido pertanto di organizzare una gita pomeridiana con Agata, la mia bimba di 3 anni, che non ha mai preso la metropolitana e non è mai stata in centro a Milano.
La giornata è splendida e spero che lo sia altrettanto domani; il Castello è gremito di gente, anche per via di una manifestazione d’auto d’epoca. L’accesso alla zona con gli stand della DeeJay Ten è subordinata al controllo di addetti muniti di metal detector: avevo letto del servizio di sicurezza indetto per l’evento, ma non mi aspettavo tanta attenzione. Bhè, meglio così.
Per prima cosa, come in ogni gara che si rispetti, si deve ritirare il pacco gara: tanti gazebo, relativi a blocchi numerici crescenti, mi consentono di smaltire velocemente le pratiche di consegna.
L’addetto mi avvisa che sono rimaste solo maglie da uomo taglia S e XL: opto per una S che tanto potrà usare mia moglie. E invece ho la fortuna di ricevere una M, finita per sbaglio nello scatolone.
Trovo facilmente anche il punto di ritrovo dei RunLovers, scambio due parole con Big che mi omaggia del braccialetto del gruppo. Ci sono tanti stand dei diversi partner e per ciascuno lunghe file di persone per ottenere i vari gadget. Il tempo stringe e opto per la file verso lo stand Enervit dove ottengo un gel “one hand”.
Agata comincia a dare segni di stanchezza e decidiamo di tornare a casa. La prossima volta converrà passare agli stand il venerdì.

Il giorno della gara

L’organizzazione ha messo a disposizione il deposito borse in zona Arena, ma vuol dire prima arrivare lì e poi andare verso la partenza in Piazza Duomo a piedi. Non che camminare mi preoccupi, ma rischio di far tardi e non riuscire ad entrare nella prima wave. Pertanto decido di correre con lo zainetto da trail, anche se per 10 km rischia di fa ridere.

Lascio la macchina a San Donato e prendo la metro, dove ci sono già decine di persone con la maglietta arancione DeeJay Ten e il pettorale in bella vista.
Vorrei scendere in Duomo, ma scopro che tutte le uscite sono state chiuse e la fermata non è prevista: la macchina organizzativa della DeeJay Ten è addirittura riuscita a sopprimere la fermata più importante di Milano per garantirci la sicurezza.

Scendo a Missori e in pochi minuti raggiungo Piazza Duomo, completamente recintata e accessibile solo da alcuni varchi dove addetti con metal detector verificano gli accessi: anche questo mi fa sentire più tutelato.

Mi dirigo in prossimità della partenza, già gremita di persone e incontro Simone con Mary e Claudia: insieme passiamo alle spalle del palco dove alcuni esponenti di Radio Deejay tengono banco; incrociamo Nicola Savino con cui Mary pretende una foto.

Come una mandria entriamo nella corsia transennata che ci incanala e ci schiaccia: con una folla davanti e ancor più persone alle nostre spalle ci fermiamo a circa 300 metri dall’arco della partenza.

Sono le 9.00 dobbiamo aspettare solo un’ora. Per fortuna il clima è mite e nonostante l’ombra del Duomo non si patisce il freddo; tra chiacchiere e foto il tempo scorre velocemente, con in lontananza la voce degli speaker ai microfoni del palco.

Poiché mi rendo conto che sarà impossibile correre al massimo della mia velocità con così tante persone intorno, decido di godermi l’evento e di fare compagnia a Simone, cercando di tirarlo un po’ e portarlo a migliorare il suo personal best sui 10 chilometri, attualmente di 50 minuti.

 

Oggi voglio solo divertirmi.. per il mio pb ci saranno altre occasioni 🙂

10, 9, 8… 3, 2, 1, Via!

Perfettamente in orario, alle 10.00, sentiamo esplodere un boato che dal palco accanto alla partenza si propaga fino alle retrovie, mentre dall’arco vengono sparati in cielo geyser di coriandoli.
Migliaia di mani alzate con gli smartphone stanno immortalando il momento e pian piano la mandria di runner con maglia arancione si mette in movimento. Camminiamo, a fatica, fino alla linea di partenza, dove si sentono i tanti “bip” degli orologi gps che vengono avviati, quindi si comincia a trotterellare.
Simone ha una sulla fronte una fascia azzurra con la scritta Finisher, frutto delle fatiche al trail delle Grigne: grazie a questo segno distintivo riesco a non perderlo di vista nel fiume arancione che sta assalendo le vie di Milano. Il primo chilometro scorre lento perché facciamo fatica a districarci tra chi ci precede correndo in gruppo o addirittura camminando, ma considerando che siamo stati fermi un’ora va bene come riscaldamento muscolare.
Dal secondo chilometro in poi provo ad alzare un po’ il ritmo per portarlo sotto i 5’/km e mi giro spesso a controllare che Simone mi stia seguendo: è tosto, nonostante non sia la sua andatura, non molla!
Per riuscire a correre riducendo lo slalom tra la gente sfuttiamo i marciapiedi, gli spartitraffico e tutti gli spazi che non sono già invasi dalla mandria arancione. Arrivati in Piazza Castello, fuori dalle vie tra i palazzi ci accoglie un sole caldo che fa risaltare ancora di più il colore sgargiante di tutte le nostre magliette uguali e mi godo questo spettacolo: un popolo di runner di tutti i livelli e le età, che si è impossessato di Milano e rivendica la voglia e il diritto di correre.
Perso tra questi pensieri non mi rendo conto che Simone non è più dietro di me, pertanto sulla salita in prossimità della Triennale, rallento, cammino in disparte finché non non mi raggiunge di nuovo e mi sprona: “Vai! Tu vai!
Abbiamo fatto 4 chilometri e ho voglia di spingere, per cui non me lo faccio dire due volte: approfitto della discesa per fare un cambio di ritmo, passando dal trotto al galoppo. Il battito si alza, il respiro diventa affannato ma sostenibile e l’asfalto mi scorre sotto i piedi con un passo di 4’20”/km. Galvanizzato dai tanti concorrenti che sorpasso, sempre tra slalom e passaggi ai lati, non sento l’acido lattico che si sta accumulando.
Il percorso si snoda su alcuni tratti toccati anche dalla parte finale della Milano Marathon, che in quell’occasione però avevo corso molto più faticosamente e lentamente.
All’ottavo chilometro si svolta su Corso Sempione che, chiuso al traffico, offre entrambe le carreggiate per la nostra corsa: mi posiziono sulla linea bianca di mezzeria e la uso come guida visiva e mentale per correre al massimo delle mie possibilità sul lungo rettilineo che traguarda l’Arco della Pace, che a sua volta inquadra il Castello Sforzesco: fotografo mentalmente questa immagine della mia città, per una volta tanto sgombra da veicoli a motore.
Man mano che mi avvicino all’Arco sento salire una musica, dei tamburi e delle grida di incitamento.
…Ma non ci doveva essere la musica di Radio DeeJay durante tutto il percorso? Forse ci sarà solo nel tratto finale.
E invece no: è un gruppo di tifosi e supporter che ci incitano per affrontare l’ultimo chilometro, che da via Melzi d’Eril ci porta verso l’Arena.

 

Stringo i denti e cerco di non mollare ora che sono sul tratto che costeggia il Parco Sempione e su cui ho corso tante ripetute di allenamento in pausa pranzo quando lavoravo in zona. Ecco il gonfiabile dell’arrivo, preceduto da un largo corridoio transennato dove il pubblico accoglie il continuo flusso di concorrenti agli ultimi metri: mi godo questo momento e taglio il traguardo con il mio salto.

Stoppo il Garmin dopo 45 minuti e 40 secondi, decisamente soddisfatto.

Simone arriva solo 3 minuti dopo di me: è riuscito a fare il suo nuovo pb! La soddisfazione più grande è sentirlo dire:

Grazie, se non mi avessi tirato tu all’inizio non ce l’avrei mai fatta! E devo dire che la tua tabella di preparazione per la maratona di Verona sta dando risultati anche su questa distanza

“Ah, già, stiamo preparando la maratona, oggi è domenica e avrei dovuto fare un lungo”.
Vabbè, la macchina è a San Donato, nello zainetto da trail ci stanno tutti i gadget degli sponsor che ci hanno consegnato all’arrivo: giusto il tempo di mangiare una barretta, bere un po’ d’acqua e posso ripartire di corsa.